Intervista sul SOFTAIR da parte di Nanni Magazine condotta da Valentina Marsella dal titolo: Softair: Diego Polani, ‘Io vinco, tu perdi’ è la filosofia dello sport
Il presidente di Spopsam e psicologo degli atleti, rileva: “Ci sono discipline più diseducative del giocare alle tattiche militari, come il calcio. Per tutti dovrebbe valere il motto ‘Io vinco, tu vinci’. Si è leader di se stessi combattendo insieme”.Softair. Fa spesso discutere lo sport che si ispira a tattiche militari ma che punta al senso di aggregazione e al rispetto reciproco tra i softgunner. Qualcuno accusa chi gioca alla guerra di fomentare la violenza, o si dice perplesso nell’evidenziare che spesso le regole e i valori dello sport non si addicono a divise da marines e armi giocattolo. “Eppure – ci spiega Diego Polani, presidente nazionale della Società professionale operatori in psicologia dello sport e delle attività motorie (Spopsam), la prima riconosciuta dall’Unione Europea – ci sono attività sportive molto più violente e diseducative del softair, prima tra tutte il calcio”.
[….omissis….] imparando così a fronteggiare le avversità quotidiane, “nello sport in generale – sottolinea Polani – si tratta di combattere le sfide di ogni giorno. Di recente sono usciti dei testi interessanti sul management del lavoro, primo tra tutti quello di Stephen Covey, che negli Usa lavora con le più grandi aziende multinazionali esistenti, ed è fautore del motto ‘io vinco, tu vinci’, secondo il quale si tratta di adottare delle strategie nel rispetto reciproco con la vittoria generale di tutti. Questo aiuta ad essere leader di se stessi e gestire lo stress quotidiano che tutti viviamo in questo periodo di crisi”.
In Italia, fa notare ancora il leader nella psicologia dello sport, “c’è la filosofia malata che bisogna lavorare 40 ore al giorno, la pensione non c’è più, e si va in ufficio fino a 90 anni. In altri Paesi, come negli States, non è così. Ecco allora che i giochi estremi diventano valvole di sfogo non indifferenti, aiutano a gestire meglio lo stress e le situazioni di difficoltà . Il gioco estremo non è altro che lo specchio della società , e lo sport che trasmette di più la sensazione di guerra e battaglia è il calcio, molto più violento e diseducativo del softair”.
La società guidata da Polani, ci spiega il presidente stesso, tenta di portare avanti un “discorso di professionalità delle persone che operano nel campo con atleti di alto livello, ma anche di chi fa attività motoria in generale. La nostra battaglia, e qui è guerra vera, è contro i mental coach detti anche motivatori, diversi dalla figura dello psicologo dello sport. Anche il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha voluto mettere in luce questa distinzione lamentandosi di tali figure. I motivatori, spesso senza conoscenze scientifiche, non lavorano sul sintomo reale, ma guardano all’immediato e danno spesso il messaggio sbagliato del ‘io vinco, tu perdi’ “. Essere psicologi dello sport, avverte Polani, che ha seguito molti atleti di alto livello, alcuni dei quali hanno avuto successi importanti ai mondiali di nuoto, “significa lavorare sulle emozioni, sugli stati profondi degli sportivi. Noi lavoriamo nell’ombra, perché chi vince la medaglia è l’atleta. Ma deve sapere che la sua vittoria non è l’annientamento dell’altro ma il rafforzamento di se stesso”. Un po’ come avviene nel softair, dove si combatte insieme per scoprire meglio se stessi e le proprie capacità .
INTERVISTA COMPLETA:
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