Vivendo in un piccolo paese ultimamente mi sto rendendo conto di quanta chiusura ci sia oggi nella cultura italiana. Mi chiedo spesso ultimamente il perché di ciò che di fatto genera lentamente il fenomeno del razzismo e dell’intolleranza. Il razzismo, come si sa, è una teoria che sostiene la suddivisione degli uomini in razze e in ragione di tale distinzione si discriminano e perseguitano coloro che hanno un’identità etnica, culturale o sessuale diversa dalla propria. Ma non solo anche coloro che decidendo di abitare in una zona piuttosto che un’altra vengono vissuti come “diversi” e stranieri perché non autoctoni; basta avere origini anche solo nel paese vicino e si è osservati con diffidenza.
Insomma si può affermare con estrema tranquillità che ciò che accomuna tutte le forme di intolleranza e razzismo hanno come elemento principale la convinzione che chi è diverso da noi per qualche elemento, razza, provenienza geografica, ecc, sia un nemico più o meno pericoloso.
La massificazione della non cultura a favore dell’apparenza è la fiamma che genera questo modo di agire che permette anche nella vita quotidiana lo sviluppo di tale aberrazione proprio iniziando nel piccolo nel considerare “diverso” anche il paese dal quale si proviene come “scusa” per generare intolleranza e razzismo.
Ma questa mentalità , ossia questo modo di pensare irrazionale a volte inconscio al fine di non accettare chi è diverso da noi, che radici ha? Sicuramente a livello storico, ed è per questo che bisognerebbe leggere ed informarsi e non passare le proprie ore quotidiane di fronte ai videogames o ai social, ritroviamo, a partire dai popoli antichi, queste forme di intolleranza e razzismo, forme che ancora purtroppo non sono sparite nell’era moderna, anzi.
Sicuramente un elemento basilare, proprio a livello psicologico, di questi comportamenti è legato a ciò che prova una persona confrontandosi con un’altra diversa da sé per qualche aspetto o qualche elemento. In questa situazione di negazione generalizzata della cultura e della capacità di confronto ci si trova a vedere persone che sono sono portate a pensare che ciò in cui credono, ciò che pensano, il paese dove nascono, ecc., siano un valore assoluto. Tutto ciò che fa parte di un proprio mondo e vissuto interiore diventa la verità, la cosa giusta, il punto di riferimento assoluto, facendo diventare tutto ciò che si discosta dal loro pensiero come sbagliato e da cambiare anche con comportamenti spesso violenti o verbalmente o fisicamente.
Una persona che in maniera conscia o inconscia vive questa situazione di intolleranza si trova emotivamente a pensare di sentirsi un “diverso”, pensiero da cui fuggire attaccando gli altri. Questo avviene perché nel sentirsi un “diverso” di fatto si sente emotivamente attaccato ed inizia a pensare che forse le proprie idee possano essere sbagliate, da qui la nascita di una paura degli altri, che vede come diversi da lui, perché non li conosce bene, e non sa come reagiranno o come si comporteranno con lui. Tutto ciò genera sicuramente un comportamento basato sulla paura in quanto ci si può rendere conto che l’ambiente in cui era vissuti fino ad allora può essere anche un luogo dove nel crescere possono cadere le finte certezze che ci si porta dentro. Basterebbe avere una mentalità più aperta accettando i vari modi di vivere degli altri pensando che il mondo è fatto di persone diverse, di usi e costumi diversi, e quindi iniziare a chiedersi il perché si dovrebbe avere in mano la verità assoluta di quello che pensiamo e crediamo.
Rolando Tavolieri, in un suo scritto afferma che questi aspetti che vengono vissuti emotivamente dalle persone sicuramente possono generare:
– la paura dell’altro
– la paura di perdere potere
– la difficoltà di mettersi in discussione
– la difficoltà ad accettare di non avere più una verità assoluta
– la paura di confrontarsi
– la paura di perdere qualcosa
– l’insicurezza
– la nascita di un dubbio
– il rinunciare a qualcosa in cui si era creduto da tanto tempo
– la difficoltà ad accettare che un aspetto diverso dell’altro vi sia “dentro di noi”
la paura che nasca una “destabilizzazione interiore” nel confrontarsi con altri diversi da noi
– la paura di perdere un equilibrio interiore
– non riescono ad immedesimarsi in un’altra persona”.
Da questa situazione psicologica si ha quindi un fertile terreno per creare una cultura dell’intolleranza che non prevede, di fatto, l’accettare l’altro, in quanto, invece di confrontarsi in maniera dialettica ed adulta, ci si rifugia nelle piccole pseudo credenze alimentate dalla sottocultura dilagante al fine di evitare il riconoscere che la “diversità” è un aspetto che ci mette in condizione di fare i conti con “noi stessi” facendo emergere le nostre insicurezze più profonde. Chi tendenzialmente ha questi atteggiamenti assume, quindi, un comportamento patologico basato sul controllo. Lo notiamo perché la loro intolleranza si basa sul totale controllo delle azioni quotidiane in quanto si teme che una piccola distrazione possa causare conseguenze disastrose o fatali per loro. Il comportamento psicologico agito quello di coloro che vivono la loro realtà con totale insicurezza. Lo notiamo in quelle persone che vivono controllando tutto anche se spesso nascondono questo aspetto con una sorta di pseudo manipolazione basata sulla richiesta di rendere tutto condivisibile pur sapendo inconsciamente che faranno da soli e ciò che pensano sia “giusto”. Vivono in uno stato di totale ansia e malessere che si placa nel momento in cui ha sotto il proprio controllo la situazione.
In questi casi l’ipercontrollo porta a situazioni disastrose perché bloccano la creatività di chi cerca di collaborare e demotivandoli e costruendo un comportamento basato sull’intolleranza. Questi soggetti tendono ad essere isolati ala fine, ma purtroppo la loro aggressività tende sviluppare quella condizione di intolleranza che come si diceva prima spesso sfocia nelle piccole comunità .
Molte di queste persone non essendo in grado di provare emotività ed empatia tendono a non rendersi conto di quanto le loro parole o le loro azioni autoritarie possono avere sugli altri. È un atteggiamento sicuramente frutto della propria insicurezza che nel momento che viene mascherata da un senso di superiorità e di autorità, oltre che di arroganza, sfocia alla fine in ciò che notiamo quando si parla di intolleranza e razzismo.
Non a caso spesso queste persone hanno comportamenti agiti di egocentrismo, narcisismo, egoismo, onnipotenza dove pensano di avere la cosiddetta verità assoluta a discapito del rispetto delle idee espresse dagli altri.
Quello che alla fine si denota, per concludere, è un comportamento sempre più dilagante fatto di minacce, che possono essere accomunate ad avvertimenti di stampo “mafioso”, e da comportamenti di stalking tramite social ed altro.